L' anno che verrà. Pericoli e prospettive.

 

Riprendendo le parole di una famosa canzone di Lucio Dalla, possiamo dire:

“L’anno vecchio è finito, ormai, ma qualcosa ancora qui non va.”

Il 2023 sarà per molte ragioni un anno determinante.

I temi sul tavolo: la ripresa post-pandemica, la lotta al cambiamento climatico, la transazione ecologica ed energetica e, infine, le questioni di politica internazionale.

Secondo l’OCSE, il Pil  italiano dovrebbe essere +0,2 nel 2023 e risalire moderatamente nel 2024; la Commissione Europea prevede una crescita dello + 0,3; secondo Standard & Poor, la recessione nel 2023, sotto il peso dell’inflazione e dei rischi geopolitici, è attesa di 1 punto percentuale più alta, con una flessione del Pil dell’1,1%. 

E’ evidente che il 2023 parte, rispetto al 2022, con il freno a mano tirato.

Per le imprese italiane si prevede un periodo complicato.

S&P Global Rating ha fatto una previsione sulla tenuta del settore imprenditoriale italiano.
L’agenzia prevede ricavi in aumento di circa il 5%, con una diminuzione dei volumi a causa del rallentamento economico che dovrebbe in parte compensare la continua trasmissione dell’inflazione dei costi.

Tuttavia, i costi energetici sono un problema chiave per le imprese italiane e, se persistenti, potrebbero compromettere la loro competitività rispetto ai concorrenti europei.

L’Italia, ma anche la Germania, è fortemente dipendente dal gas e questo renderà il Paese ancora molto vulnerabile ai rialzi dei prezzi.
Le imprese energivore saranno sotto pressione nel 2023 come pure lo saranno le imprese ad alto indebitamento a causa dei maggiori tassi di interesse.

Il rischio è elevatissimo, ma potrebbe essere l’occasione perfetta per segnare una svolta nel nostro Paese in tema di transizione ecologica e digitale sperata nel Next Generation EU.

Il 2022 è stato definito da molti come l’anno della “tempesta perfetta” a causa di molti eventi accaduti.
Alcuni probabilmente avranno conseguenze anche nel 2023.

 

Conflitto in Ucraina

 

La guerra iniziata il 24 Febbraio è stata il vero cigno nero di quest’anno.
Le conseguenze dirette, secondo l’ISPI (Istituto per gli Studi di Politiche Internazionali), sono i costi sostenuti da tutti gli attori interessati, Ucraina, Russia, USA e UE che ammontano a svariati miliardi.

Le implicazioni indirette hanno interessato i prezzi del gas e dell’energia.
È sotto gli occhi di tutti che il prezzo del gas è passato da 8,87 euro al megawattora prima della pandemia a più di 100 euro con oscillazioni fino a 300, nel corso del conflitto, e la questione è molto lontana dall’essere risolta.

 

Inflazione

 

Il conflitto in Ucraina non ha fatto altro che peggiorare una situazione inflattiva già in movimento: come atteso, i forti aiuti che sono stati erogati nel periodo pandemico, pur stimolando la crescita economica, hanno inondato il mercato di ingenti quantità di denaro che hanno contribuito alla crescita dell’inflazione.

L’inflazione determina la crescita dei prezzi al consumo, mettendo in difficoltà le famiglie.
Le politiche di contenimento dell’inflazione intraprese dalle Banche Centrali, in primis il rialzo dei tassi di interesse, mette a forte rischio la tenuta delle imprese, i cui margini sono chiaramente sotto pressione.

Il 2023 potrebbe essere l’anno della “distensione”, ma come e quando resta un forte punto interrogativo.

 

Criptovalute

 

Dopo un periodo di grande successo, il 2022 è stato l’anno delle grandi tensioni nel mondo delle criptovalute in generale, che hanno subito forti oscillazioni al ribasso culminate nel fallimento a Novembre di FTX, uno dei più grandi exchange al mondo di criptovalute.

Nel 2023 il mercato dovrà fare i conti con la trasparenza e, soprattutto, con la corporate governance.
Tale mercato dovrà al più presto essere regolamentato e non lasciato al “caso”.

 

PNRR ed opportunità

 

Il PNRR si inserisce all’interno del programma europeo Next Generation EU, il pacchetto da 750 miliardi concordato dall’Unione Europea in risposta alla crisi pandemica. Il 2023 sarà l’anno decisivo per l’attuazione delle riforme previste dal Piano di crescita e resilienza.

Molte delle misure infrastrutturali deve essere terminato entro il 2026, ma pochi sono i cantieri finora aperti e questo, oltre al caro energia e ai costi elevati delle materie prime, mette a rischio la fattibilità di riforme per 40 miliardi.
Per poter mantenere questi fondi sono in corso colloqui con la Commissione Europea per adattare alcuni punti alla situazione attuale rendendoli più fattibili.

 

La crisi delle Big Tech 

 

Il successo delle Big Tech vacilla.

La crescita eccessiva dovuta all’isolamento forzato della pandemia, sembra non resistere al “ritorno alla normalità” e la recessione porta con se anche importanti licenziamenti di massa. 

Il 2023 sarà un anno difficile soprattutto in Europa.
Le tensioni geopolitiche e la conseguente crisi dei mercati finanziari e industriali, incideranno negativamente sul mercato domestico, meno resiliente rispetto a quello del Nord America e dell’Asia.

L’inflazione metterà alle strette ampie fasce di popolazione, con la conseguenza che, a fronte delle tensioni sociali, i governi dovranno mettere in campo politiche di bilancio necessarie a calmarle.
Questo lascia meno spazio per gli investimenti destinati alla crescita.

L’Europa resta, inoltre, sempre fortemente dipendente dai Paesi fornitori di materie prime, vedi il caso Cina per le terre rare o l’America (con Taiwan) per i semiconduttori.

Questi sono solo alcuni dei temi affrontati nel 2022 che avranno ripercussione anche negli anni a venire.

Non dobbiamo dimenticare, inoltre, tutto ciò che è legato al cambiamento climatico e alle energie rinnovabili; la Cina come interlocutore importante nell’ambito dell’economia mondiale.

L’aumento della popolazione che rende urgenti le risoluzioni a problemi legati al sociale e ai diritti umani.

Che dire?

“Il nuovo anno porterà una trasformazione e tutti quanti stiamo già aspettando.”