Semplicità e crescita

Investire in Bitcoin ( o comunque in criptovalute in generale) viene percepito come una scorciatoia per assicurarsi facili e ingenti guadagni anche partendo da un piccolo capitale. Però tutto ciò che è apparentemente facile o semplice, in realtà è abbastanza “impegnativo”. A causa della loro volatilità, questi asset, possono provocare anche forti perdite se non si è sufficientemente preparati in materia.

La prima domanda da fare è: cosa sono le criptovalute?
La risposta è suggerita dalla parola stessa, cripto e valuta. Si tratta, in pratica, di valuta “nascosta” visibile e utilizzabile solo conoscendo un determinato codice informatico. La criptovaluta non esiste fisicamente: è moneta virtuale che si genera e si scambia solo telematicamente, utilizzando la tecnologia blockchain.
Una regola fondamentale da tenere sempre a mente è:

NON INVESTIRE PIU’ DI QUANTO PUOI PERMETTERTI DI PERDERE

Questa regola in realtà è valida per qualsiasi forma di investimento perché ci permetterà di iniziare a familiarizzare con le emozioni che l’investimento provoca, con meno pressione. Inoltre, da considerare anche il fatto che attualmente, in Italia si sta ancora lavorando su una regolamentazione per il mondo delle criptovalute. Questo non significa che sia illegale, ma non è supportato da alcun ente governativo che tuteli l’investitore (anche se è già stato creato un tavolo di lavoro governativo per la regolamentazione) . Altra considerazione da fare è che non tutte le piattaforme per investir e sono uguali: stare alla larga da quelle che promettono guadagni facili e sicuri per tutti, la truffa è dietro l’angolo.

Come si fa ad evitare questo rischio?
Basta operare esclusivamente con piattaforme di trading autorizzate e regolamentate. Queste piattaforme sono tenute a rispettare le severissime norme europee che tutelano gli investitori. Le autorità competenti (CONSOB in Italia) vigilano in modo attento e sanzionano ogni minima difformità. La scelta più sicura è quella di operare su exchanges di fama mondiale come Binance, Kraken, Conio o Coinbase. Si possono acquistare criptovalute anche tramite wallet (portafogli virtuali). Oggi esistono innumerevoli criptovalute, ma Bitcoin è sicuramente la più importante, quella che ha la maggiore capitalizzazione ed è l’unica veramente decentralizzata. Creata nel 2009 da quella che si pensa sia una rete di hacker che abbia gito con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto. Il suo funzionamento si basa su due principi: un network di nodi, pc, che la gestiscono in modalità distribuita peer-to-peer, e l’uso di una crittografia molto forte per la validazione e la sicurezza delle transazioni.

Il secondo nome che viene in mente quando si parla di criptovaluta è Ethereum. Sistema nato nel 2005 dalla mente di Vitalik Buterin, che ha unito due elementi importanti: gli Smart Contract e gli Ether. I primi sono contratti intelligenti: funzionano solo nelle rete di Ethereum e possono essere usati per svariate operazioni. Tali contratti non potrebbero funzionare senza Ether: si tratta della criptovaluta utilizzata per il pagamento, all’interno della rete, dell’utilizzo della potenza di calcolo degli Smart Contract. Esistono ancora innumerevoli tipologie di criptovalute e solo a titolo di esempio : Cardano, Dogecoin, Litecoin, Shiba Inu.

Perchè investire in criptovalute?
Inizialmente il mercato delle monete virtuali era stato definito come una bolla, dopo il primo exploit a cavallo tra il 2017 e il 2018, ma negli ultimi 3 anni ha acquisito una maggiore autorevolezza, dimostrando come i progetti alla base di tale mercato non fossero una sciocchezza. Bitcoin, in testa, seguito da Ethereum e da altre criptovalute emergenti, hanno portato avanti i loro piani di crescita affermandosi come soluzioni alternative importanti ai sistemi di pagamento tradizionali.
A dare uno slancio importante a questo mercato è stata anche l’incertezza portata dalla crisi pandemica: trattandosi di valute al riparo dall’inflazione e indipendenti da governi e banche centrali, molti investitori hanno ritenuto che la moneta virtuale potesse essere un bene rifugio in cui investire il proprio denaro. Ciò ha causato una crescita esponenziale di tutto il settore, determinando una crescita di attenzione anche da parte degli investitori istituzionali.

Ci sono anche Stati che hanno deciso di sperimentare, sotto il proprio controllo, l’utilizzo di monete virtuali nei loro Paesi (es. l’Uruguay con l’e-peso) o ne hanno annunciato il loro utilizzo (es. il Venezuela con il Petro) o, ancora, che abbiano in cantiere iniziative al riguardo ( es. Estonia e Svezia).
E’ sicuramente un mercato in espansione che non va sottovalutato, ma la criptovaluta intesa come investimento, come tutti gli strumenti finanziari, deve essere valutata considerando il proprio profilo di rischio ed i propri obiettivi finali.

Quali sono gli adempimenti fiscali da considerare?
L’Agenzia delle Entrate, con la risoluzione n.72/E/2016, ha chiarito il trattamento fiscale applicabile alle operazioni di acquisto e di cessione di moneta virtuale. E’ stata recepita in particolare la sentenza della Corte di Giustizia Europea del 22 ottobre 015, causa C-264/14: essa ha stabilito che le operazioni che consistono nel cambio di valuta tradizionale contro unità della valuta virtuale e viceversa costituiscono prestazioni di servizi a titolo oneroso.
Per quanto concerne gli utilizzatori, i guadagni devono essere dichiarati come redditi diversi di natura finanziaria.

Per l’Agenzia delle Entrate le criptovalute sono assimilate alle valute estere. L’art. 67 el TUIR prevede che “la tassazione delle plusvalenze derivanti dalla cessione di valute provenienti da depositi e conti correnti si ha solo nel caso in cui la giacenza in valuta nei depositi e conti correnti complessivamente sia superiore a €. 51.645,69 per almeno 7 giorni lavorativi continui nel periodo d’imposta in cui la plusvalenza è stata realizzata“. In sintesi, ogni trader di bitcoin deve tenere bene a mente questa soglia: al di sotto di essa, nel corso dell’anno, non bisogna dichiarare nulla nella dichiarazione dei redditi. Qualora invece la si superi, il trader sarà soggetto alla tassazione dei guadagni derivanti dalla compravendita di valuta virtuale.

I detentori di criptovalute sono obbligati a indicare l’ammontare posseduto nel quadro RW del modello per le persone fisiche, ma soltanto nei casi in cui siano depositate presso intermediari non residenti. La determinazione dei risultati effettivamente conseguiti è quindi complessa. Le transazioni avvengono in maniera anonima attraverso la “blockchain”, i tassi di cambio non sono fissati in un mercato ufficiale e sono soggetti ad oscillazioni molto consistenti anche nel corso di una sola giornata. In pratica è comune la valutazione tra gli analisti che la tassazione delle criptovalute è quasi impossibile, perché i trasferimenti non sono tracciabili.

Gli acquisti, le vendite e tutte le transazioni effettuate mediante bitcoin o cripto valute in generale avvengono nel più totale anonimato, anche perché non è identificabile il possessore del bitcoin o della criptovaluta.

Le autorità possono solo rintracciare le attività di conversione in valuta ordinaria delle criptovalute, ma non anche gli scambi. La stessa Banca d’Italia non ha cognizione dell’entità di criptovalute detenute dai residenti. Sono state avanzate alcune proposte tecniche per affrontare il problema di portare efficacemente a tassazione le criptovalute e mitigarne le conseguenze negative sulla lotta all’evasione fiscale.

La prima soluzione possibile è chiedere alle banche il resoconto di tutti i trasferimenti di fondi verso le piattaforme di trading specializzate in vendita di bitcoin e simili per individuare chi e per quali importi ha comprato le valute digitali, e chi e per quali importi ha negoziato bitcoin e simili per accreditarsi euro sul conto. Basterebbe anche, secondo alcuni analisti, chiedere che ogni esercizio commerciale (negozio, supermercato, magazzini on line) che vende un bene o un servizio ricevendo in cambio criptovalute debba segnalare al fisco le generalità dell’acquirente. La questione è molto complicata, ma molto attenzionata.

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