TFR. Lo tengo in azienda o in un fondo pensione?

 

Una decisione importante: TFR in azienda o destinarlo ad un fondo pensione?

Argomento molto importante e che spesso viene sottovalutato o non preso in considerazione, ma che merita, invece, una attenta analisi.

 

Cos’è il TFR

 

Il TFR o trattamento di fine rapporto è una parte della retribuzione che viene erogata al momento della cessazione del rapporto di lavoro.

L’ammontare del TFR dipende dalla retribuzione dovuta per ciascun anno da assoggettare a rivalutazione annuale, secondo un tasso collegato all’andamento dell’indice ISTAT dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (1,5% + 75% indice ISTAT).

È dovuto per tutti i rapporti di lavoro subordinato (compreso anche i contratti a termine, a tempo parziale, di apprendistato e formazione lavoro) e matura anche durante il periodo di prova.

Istituto con la legge n. 297/1982 in sostituzione dell’indennità di anzianità e disciplinato dal c.c. art. 2120 , è stato successivamente modificato dal decreto legislativo n. 252/2005 entrato in vigore il 1° gennaio del 2007.

Da questa data è stata offerta la possibilità, al lavoratore dipendente, di decidere le sorti del proprio TFR maturato e maturando, se lasciarlo in azienda o destinarlo ad un fondo pensione (di categoria o di previdenza complementare).

E da qui il dilemma.
Vediamo le differenze tra le due opzioni

Se lascio il TFR in azienda

 

Se lascio il TFR in azienda questo sarà rivalutato dell’1,5% fisso + il 75% dell’inflazione annua.

Nella previdenza complementare, la rivalutazione è data in funzione della strategia scelta e dai rendimenti dei mercati finanziari.

Per quanto riguarda i costi, va detto che lasciare il TFR in azienda non comporta costi aggiuntivi, mentre il fondo pensione comporta dei costi che possono incidere sul guadagno complessivo.

Se lo lascio in un fondo pensione

Tuttavia, il fondo pensione offre vantaggi fiscali importanti.

Come prima cosa la deducibilità fiscale annua immediata: ogni lavoratore iscritto al fondo pensione ha la possibilità di dedurre fino ad un massimo di
€ 5.164 i contributi che ha versato nell’anno, non il TFR.

Alla riscossione viene applicata una tassazione agevolata che va da un minimo del 9% ad un massimo del 15%.

Il TFR lasciato in azienda è soggetto, nel momento dell’erogazione, ad una tassazione più elevata che può andare dal 23% al 43%.

L’aliquota di tassazione sui rendimenti maturati è del 20%.
Sulla quota del rendimento che deriva dall’investimento in titoli di stato si applica una aliquota pari al 12,5%.

Per quanto riguarda la gestione, nel caso di un fondo pensione complementare, è possibile scegliere le linee di investimento in conformità al proprio profilo di rischio ed è possibile anche richiedere delle anticipazioni per spese impreviste.

 

Il momento della “restituzione”

 

Altro aspetto da considerare è il momento della “restituzione”.

Il TFR in azienda viene corrisposto interamente sotto forma di capitale al momento del pensionamento o, in caso di cambio lavoro.

Se invece viene destinato ad un fondo pensione, il TFR può essere ritirato solo al momento del raggiungimento dei requisiti per andare in pensione e per una somma massima del 50% in forma capitale, il resto ci verrà riconosciuto sotto forma di rendita.

È possibile ottenere il 100% del TFR solo nel caso in cui il montante finale del fondo fosse così basso che, trasformando il 70% in rendita si avrebbe una rendita inferiore al 50% dell’assegno sociale.

 

Quale opzione scegliere?

 

In conclusione, è bene ricordare che prima di prendere qualsiasi decisione, è consigliabile consultare un consulente finanziario per valutare le opzioni possibili in base a situazione finanziaria personale e agli obiettivi previdenziali.

Quindi, non c’è una risposta universale su dove lasciare il TFR, ma occorre valutare attentamente tutte le opzioni prima di prendere una decisione.