I soldi non fanno la felicità, dicono. Eppure se avessi più soldi probabilmente saresti più felice. L’amore, la spiritualità, le soddisfazioni, le relazioni, il significato della vita sono tutte cose considerate più importanti dei soldi quando si parla di felicità, eppure sono molto più numerose le persone che desiderano avere più soldi rispetto a quelle che vogliono trovare un significato nella vita. Ma allora, i soldi fanno o non fanno la felicità?
La questione appare banale, ma così non è, perché la felicità e ciò che ci rende felici è una questione relativa, che dipende dal nostro punto di vista, e non certo da un numero fisso. Se i soldi facessero la felicità le persone che vivono nel terzo mondo dovrebbero essere tutte depresse, ma non è così. E in paesi ricchi la maggioranza delle persone dovrebbe essere felice, ma non è così. Però è anche vero che:
“Il denaro non compra la felicità, ma la mancanza di denaro compra certamente la miseria.”
(Daniel Kahneman)
Il Paradosso di Easterlin
Il paradosso di Easterlin o paradosso della felicità è stato messo a punto nel 1974 dall’economista Richard Easterlin. Cercando di comprendere i motivi che risiedevano dietro la limitata diffusione della crescita economica nel mondo moderno, Easterlin dimostrò che la felicità delle persone dipende molto poco dalle variazioni di reddito e di ricchezza. Questo paradosso si può spiegare osservando che, quando aumenta il reddito (e quindi il benessere economico), la felicità individuale aumenta progressivamente, ma solo fino ad un certo punto, poi comincia a diminuire, seguendo una curva ad U rovesciata. A partire da questo paradosso, ecco che l’idea di misurare la felicità delle nazioni sulla base del Prodotto Interno Lordo (PIL) ha cominciato a traballare.
Le popolazioni dei Paesi industrializzati in realtà non sembravano più felici sulla base delle loro condizioni economiche positive. Così alcuni esperti, hanno cominciato a prendere in considerazione anche il BIL, cioè il Benessere Interno Lordo degli abitanti di una nazione, città o regione. Secondo una ricerca condotta dall’OCSE qualche tempo fa, il benessere di una popolazione non dipende soltanto dal denaro a disposizione ma anche dai rapporti sociali, dalle condizioni ambientali, dalla salute, dall’istruzione, dalla politica e dalle attività personali. Economisti e psicologi hanno iniziato quindi a chiedersi cosa renda davvero felici le persone e su che cosa si basa la felicità.
Diventa importante capire cosa accade nella nostra testa quando si supera una certa soglia di reddito. Ed è quello che Kahneman e Easterlin hanno definito l’effetto treadmill (l’effetto tapis-roulant) , cioè l’aumento del reddito/ricchezza è paragonabile al correre su un tapis roulant, rimanendo sempre nel medesimo punto:
– pensiamo a cosa accade con l’acquisto di un nuovo bene di consumo alla nostra soddisfazione o al benessere che consegue all’acquisto. Dopo un miglioramento temporaneo del benessere, questo ritornò rapidamente al livello precedente (hedonic treadmill). Ciò accade perché entra in gioco un meccanismo psicologico di adattamento edonico. In altre parole ci adattiamo al piacere raggiunto, considerandolo conosciuto e non più nuovo.
– il satisfaction treadmill: dipende dall’elevarsi del nostro livello di “aspirazione al consumo” all’aumentare del reddito. Nonostante eventuali innalzamenti di intensità della “felicità oggettiva”, gli individui richiedono continui e più intensi piaceri per mantenere lo stesso livello di soddisfazione o la stessa “felicità soggettiva”. Il satisfaction treadmill opera dunque in modo tale che la felicità soggettiva rimanga costante nonostante la felicità oggettiva migliori.
– il positional treadmill: mette l’accento sugli effetti “posizionali” dei beni di consumo. Il benessere che traiamo dal consumo dipende soprattutto dal valore relativo al consumo stesso, cioè da quanto esso differisce da quello degli altri con i quali ci confrontiamo.
Come essere più felici allora, se non è il denaro a darci la felicità? Con i beni relazionali, suggerisce Easterlin: dare più tempo e spazio alle relazioni che creiamo con le persone, invece che a beni posizionali.
Uno spunto per essere felici
Forse il mondo in cui viviamo ci porta ad una percezione distorta della felicità.
Il denaro e i beni materiali sono sempre qualcosa di transitorio, ecco perché la felicità duratura non può contare solo su di essi e dunque è spiegato il motivo per cui la felicità legata all’acquisto di nuovi oggetti tenderà a svanire presto. Ciò non significa che i soldi non contino nulla, ma semplicemente che per vari motivi non possono garantirci una felicità profonda e completa se visti come un fine.
Se l’idea di felicità è associata a guadagnare sempre più, non facciamo altro che generare quella che è stata chiamata “la corsa dei topi”: correre sulla ruota di una gabbia non arrivando mai da nessuna parte. Non associando il denaro a nessuna progettualità, si rischia di cadere nella rete della paura (rischio di non farcela ) e dell’avidità.
Il primo modo per uscire dalla ruota dei criceti è quello di porsi chiari obiettivi. E’ necessario associare il denaro ad un suo utilizzo futuro. Quindi il denaro non deve essere più pensato come fine in sé, ma come un mezzo di autorealizzazione.
Lavorare per costruire una lista di obiettivi finanziari chiaramente definiti, realmente sentiti e realizzabili, è il passaggio più importante per avere una serenità economica. Non esiste un manuale di istruzioni per fare soldi, ma senza un piano, senza una strategia e senza un metodo difficilmente puoi raggiungere quella serenità che ti consente di avere “sonni tranquilli”.
Se anche tu senti il desiderio di definire chiaramente i tuoi obiettivi finanziari contattami ora per una consulenza.
Sono Anita Taiani, consulente finanziaria e aiuto le persone a gestire serenamente ed efficacemente il proprio patrimonio finanziario attraverso il mio metodo “Finanza Zen”. Se sei interessato a una consulenza, contattami al numero +39 3332748377, anche su WhatsApp.