L’Italia non è un paese per i giovani.

Il progressivo invecchiamento della forza lavoro e le difficoltà, sempre più evidenti, delle generazioni più giovani ad entrare e farsi strada nel mondo del lavoro, fanno di questa affermazione una triste verità.

Tutta l’Europa, e l’Italia in particolare, è alle prese con un fenomeno di invecchiamento della popolazione che porterà il rapporto tra individui in età lavorativa (15-64 anni) e non (0-14 e 65anni e più) da circa tre a due nel 2021 a circa uno a uno nel 2050.

 

Indagini recenti

 

Secondo l’ultima rilevazione Istat al 1 Gennaio 2022, in Italia ci sono più pensionati che occupati, ma colpisce anche il numero di giovani lavoratori italiani che abbiano deciso di intraprendere carriere lavorative all’estero (circa 80.000 tra il 2021 e il 2022).

Ma perché i nostri ragazzi vanno via?

Sicuramente trovare lavoro non è semplicissimo, ma una considerazione va fatta: finanziariamente i ragazzi sono molto bistrattati.

Secondo un’indagine di Od&m Consulting un impiegato di 30 anni guadagna il 34% in meno di un 60enne.

A parità di inquadramento le retribuzioni medie di Baby Boomer (i nati tra il 1946 e il 1964), Generazione X (i nati tra il 1965 e il 1980), Generazione Y o millennial (i nati tra il 1981 e il 1996) e Generazione Z (i nati tra il 1997 e il 2012) presentano notevoli differenze, tanto da individuare un vero e proprio «Generational Pay Gap».

 

Retribuzione media: in testa i Baby Boomer

 

Partendo dal dato che la retribuzione media degli impiegati è di 33.514 l’anno, quella di un baby boomer supera del 17,5% la media, quella di un impiegato della Gen X la supera del 12,2%, quella di uno della Gen Y è in linea con la media (-1,6%) e la Gen Z è addirittura al di sotto (-23,1%).

Un baby boomer prende il 17,5% in più di un impiegato della Gen X e addirittura il 34% in più di un millennial.

Se si confrontano gli stipendi degli operai, invece, la media è 27.631 euro l’anno.

Baby boomer (+17,4%), Gen X (+12,9%) e Gen Y (+2,7%) sono tutti al di sopra della media, al di sotto solo la Gen Z con -11,6%.
Facendo un confronto, un baby boomer prende il 14,7% in più di un operaio della Gen X e il 24,7% in più di uno della Gen Z.

 

 

L’evidenza di una differenza

 

 

Per impiegati e operai la differenza di stipendio tra le generazioni è maggiore rispetto a quella che si riscontra confrontando gli stipendi dei dirigenti perché la maggior parte lavoratori italiani vede l’intero proprio percorso professionale all’interno di questi inquadramenti, per cui si ha uno scostamento maggiore tra i più giovani e i più anziani.

Il mercato riconosce e ricompensa la maggiore expertise sul ruolo collegandola alla seniority aziendale e agli anni di esperienza.

Per quanto riguarda i dirigenti, la retribuzione media è sui 119.173 euro l’anno.
Quella dei baby boomer supera del 6% la media, mentre sia quella della Gen X (-1,5%) che quella della Gen Y (-18,7%) è sotto la media.

Il pay gap tra la generazione più anziana e la più giovane in questo caso è del -23,3%.

Nel caso dei quadri, la cui retribuzione media è di 61.004 euro l’anno, sono al di sopra della media sia gli stipendi dei baby boomer (+4,7%) sia quelli della Gen X (+1,2%).

Quelli dei millennial invece sono sotto la media di 9,2 punti percentuali.

 

La triste storia del lavoro “povero”

 

In questo inquadramento il Generational Pay Gap è il più basso: -13,3%.

«Il cluster Gen Z – spiega lo studio – non è stato preso in considerazione per i due inquadramenti più alti perché, considerato il recente ingresso nel mondo del lavoro, non sono presenti in maniera significativa tra dirigenti e quadri».

Se ci pensate bene, lo stipendio finale dipende fortemente dallo stipendio iniziale, tutto comincia da lì.

I giovani in Italia lavorano poco, ed il lavoro che svolgono è un lavoro “povero” in termini di competenze e compensi.

In ogni caso il Generation Gap retributivo è un tema che merita un approfondimento serio e obiettivo.