un peso sul cuore

 

“Non so se sta capitando anche a te di sentire un rumore di sottofondo che disturba la quotidianità delle giornate.
Questo rumore, all’improvviso, si materializza trasformandosi in un peso sul cuore.

Mi capita che gli occhi si velino di lacrime e il respiro si faccia più profondo.
Pensavo di essermela cavata abbastanza bene in questi due anni di pandemia, di aver “superato”.

Ma quello che sta accadendo a pochi chilometri da noi, mi obbliga a guardarmi dentro, ad occuparmi anche un po’ di me, altrimenti non sarei in grado di occuparmi degli altri”.

Parole che mi hanno colpito, pronunciate da una giovane donna davanti ad un caffè, in quello che doveva essere un pomeriggio spensierato.

 

La ridefinizione delle priorità

 

La guerra: un concetto, un’idea.
Qualcosa di studiato sui libri di scuola, una possibilità lontana, remota.

Ma questa possibilità si concretizza, la vita si ritrova a gambe all’aria, e le persone si ritrovano alla base di quella che viene definita la Piramide di Maslow. Il pensiero principale è: la sopravvivenza.

Si sa: l’uomo non impara mai dalla sua storia e tende ad essere un soggetto irrazionale, con scelte basate più sulle emozioni che su analisi razionali dei costi-benefici.

Dunque, è normale sentirsi inadeguati e increduli, perché questa guerra spazza via la convinzione che esistono mezzi più potenti ed efficaci per risolvere i “dissapori”, ed elimina quella illusione secondo cui la Seconda Guerra Mondiale sarà l’ultima, e che da ora in poi ci saranno solo negoziazioni diplomatiche.

 

La gestione delle informazioni e la riscoperta delle relazioni

 

E allora come fare per non rimanere intrappolati in questa grigia sensazione?

Un primo suggerimento è gestire le informazioni che ci giungono tutti i giorni dai media, per evitare pensieri catastrofici legati alla guerra, al Covid, alla crisi economica.

Di fronte alla sensazione di impotenza è importante abbandonare quell’atteggiamento di immobilismo, e passare ad una praticità che si basa sul principio: ”Cosa posso fare io in concreto in questa situazione senza pretendere di essere il Salvatore del mondo?”.

E poi, in ultimo, ma non ultimo: salvare la speranza.

E riscoprire i rapporti, i sentimenti, le relazioni, il bisogno dell’altro, riunire le famiglie, condividere la paura con gli altri.
Così diventa più sostenibile.