Come e quando pagare le tasse sugli investimenti.

 

È importante conoscere la fiscalità di uno strumento finanziario?

Ovviamente si, perché un portafoglio titoli efficiente che tiene in conto rischio e rendimento, deve considerare anche l’aspetto fiscale di ogni singolo titolo.

In Italia la tassazione delle rendite finanziarie si caratterizza da un’imposta proporzionale e non progressiva.

L’aliquota è costante, qualunque sia l’importo da tassare.

Le classi di proventi

 

Possiamo distinguere due classi di proventi:

REDDITI DA CAPITALE. Sono quei proventi che vengono corrisposti all’investitore per il semplice fatto che è stato investito un capitale. Parliamo di: cedole e dividendi.

Questi proventi vengono tassati immediatamente e non generano capital gain.

REDDITI DIVERSI. Ossia quei proventi che derivano dalla differenza tra prezzo di vendita e prezzo di acquisto.

Quando questa differenza è positiva, parliamo di plusvalenza (o capital gain), in caso contrario parliamo di minusvalenza.

Le aliquote

 

La tassazione e, di conseguenza, le aliquote variano a seconda del tipo di investimento effettuato.

 

Aliquota allo 0%

  • PIR (Piani Individuali di Risparmio)

 

Aliquota al 12,5%

  • Titoli di Stato italiani (BTP, BOT, CCT) ed equiparati
  • Titoli di Stato di Paesi White List
  • Buoni fruttiferi postali della Cassa Depositi e Prestiti

 

Aliquota al 20%

  • Fondi di previdenza complementare
  • PIP (Piani Individuali Pensionistici)

 

Aliquota al 26%

  • Conti correnti bancari, postali e conti deposito
  • Fondi comuni e gestioni patrimoniali (12,5% per la componente investita in titoli di Stato)
  • Obbligazioni bancarie e societarie (sia italiane che estere)
  • ETF (12,5% per la parte investita in titoli di Stato)
  • Azioni (sia italiane che estere)
  • Polizze unit linked e index linked (12,5% per la parte investita in titoli di Stato)
  • Commodities
  • Forex
  • Opzioni
  • Fondi pensione dei professionisti iscritti a casse previdenziali separate
  • Peer-to-peer lending

 

Altre tipologie di imposta

 

IMPOSTA DI BOLLO. Si calcola sulle attività finanziarie e sui conti deposito detenuti dalle persone fisiche nella misura del 2 per mille, mentre per le persone giuridiche è fissato un tetto massimo pari a 14.000 euro.

Sui conti correnti, l’imposta di bollo è di 34,20 euro per le persone fisiche e di 100 euro per le persone giuridiche. Vi è totale esenzione se la giacenza media è inferiore a 5000 euro.

IVAFE. (Imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all’estero), è pari al 2 per mille ed è calcolata sul valore del portafoglio titoli tenendo conto sia della quota di possesso che del periodo di detenzione.

TOBIN TAX. Si applica sul trasferimento della proprietà di azioni, di strumenti finanziari partecipativi, sulle operazioni ad alta frequenza (high frequency trading) e sui derivati.

L’aliquota prevista per le transazioni su azioni è dello 0,10% sul controvalore del saldo netto positivo di fine giornata, mentre sale allo 0,2% per le azioni negoziate sui cosiddetti “mercati non regolamentati” (OTC: Over The Counter).

Per quanto riguarda, infine, i derivati che abbiano come sottostante indici o azioni italiane (Futures, Opzioni, CFD, Warrants, Covered Warrants e Certificates), l’aliquota è in misura fissa e varia a seconda del tipo di strumento e del valore del contratto.

 

Come si pagano le tasse sui proventi finanziari? 

 

Ogni investitore, all’apertura di un deposito titoli, è chiamato a decidere con quale regime fiscale operare.

Il regime dichiarativo è il regime fiscale in cui l’investitore riceve i proventi lordi derivanti dalla sua attività finanziaria.

Questo significa che l’investitore si occupa in prima persona di presentare la dichiarazione dei redditi, indicando i proventi percepiti dall’attività di investimento, inserendo i redditi di capitale e i redditi diversi di natura finanziaria in regime dichiarativo.

Spetterà allo stesso investitore calcolare e versare l’imposta sostitutiva del 26% sui proventi incassati.

Nel regime dichiarativo, l’intermediario finanziario non è un sostituto di imposta.

La scelta di tale regime può dipendere dall’investitore stesso oppure, nel caso in cui l’intermediario finanziario non sia residente in Italia (o non dotata di una organizzazione stabile in Italia), può dipendere da un obbligo di legge.

I proventi da includere nella dichiarazione dei redditi sono: i redditi diversi (plusvalenze), i redditi di capitale di fonte estera (interessi, dividendi, cedole) e i redditi ordinari (plusvalenze da ETF non-armonizzati).

 

Redditi diversi di natura finanziaria

 

Per i redditi diversi di natura finanziaria occorre considerare che:

 

  • Per determinare la plusvalenza o la minusvalenza complessiva annuale si utilizza il metodo LIFO (last in first out).
  • Si possono compensare le plusvalenze con le minusvalenze nell’anno in cui si sono realizzate e nei quattro anni precedenti, riportate di anno in anno nel quadro RT della dichiarazione dei redditi.

 

Il vantaggio principale che si ha adottando il regime dichiarativo è che l’investitore verserà le imposte, relative a plusvalenze, soltanto nell’anno successivo a quello in cui si sono realizzate.

Lo svantaggio è rappresentato dalla complessità gestionale: gli obblighi formali e sostanziali per il contribuente sono importanti e direttamente proporzionali al numero di operazioni finanziarie effettuate.

 

Alternativa al regime fiscale dichiarativo

 

L’investitore, in alternativa al regime fiscale dichiarativo, può decidere di aderire alla tassazione con regime fiscale del risparmio amministrato.

In questo caso, l’intermediario fungerà da sostituto di imposta e si occuperà direttamente degli obblighi previsti dalla legge in materia di tassazione.

L’investitore riceverà proventi al netto della ritenuta di imposta.

È riconosciuta la possibilità di compensare eventuali minusvalenze, perdite o differenziali negativi conseguite/i dalle plusvalenze conseguite nel medesimo periodo di imposta che nei successivi ma non oltre il quarto e presso lo stesso intermediario (regime amministrato per “codice fiscale”).

Il regime fiscale del risparmio amministrato presenta il vantaggio di essere semplice.

È l’intermediario finanziario che adempie agli obblighi normativi al posto del contribuente.

Lo svantaggio è rappresentato dal tempo.
La tassazione è immediata e per ogni operazione conclusa.