Soft landing. La direzione giusta per l’economia

 

Siamo ancora sotto l’effetto dello stordimento da pausa estiva, ma in nostra “assenza” l’economia e i mercati hanno continuato a ribollire senza alcuna sosta.

I temi caldi dell’autunno

 

Gli investitori ritrovano sul tavolo temi ben noti: i tassi d’interesse, l’inflazione e il punto interrogativo circa l’arrivo o meno di una recessione, alimentato dal fatto che gli economisti della Federal Reserve USA hanno rese note le loro previsioni, rivedendo al ribasso le proiezioni sulla recessione, data la sorprendente resilienza dell’economia.

Molti operatori di mercato stanno considerando la possibilità che i tassi di interesse rimarranno elevati più del tempo del previsto.

In una situazione così i tre scenari di hard landing, soft landing e no landing, richiedono di trovare la giusta misura.

 

Quale direzione di marcia?

 

È evidente che un no-landing (assenza di atterraggio) sembrerebbe la soluzione migliore, ma questo non controllerebbe il dato inflazionistico e la Fed sarebbe costretta ad aumentare ancora i tassi con il rischio di provocare danni.

D’altro canto, una Fed troppo aggressiva provocherebbe una profonda recessione con conseguente riduzione degli investimenti da parte delle società e delle spese da parte dei consumatori.

 

Cosa dicono le Banche Centrali

 

Guardando alla fine dell’estate, in occasione del simposio di Jackson Hole, le Banche Centrali hanno ribadito di voler formulare le prossime decisioni di politica monetaria in base all’andamento dei dati, ma non hanno fornito indicazioni chiare sulla direzione di marcia.

“I dati congiunturali continuano a segnalare uno stato di debolezza, inaspettatamente, gli indici globali dei responsabili degli acquisti (PMI), si sono mossi al ribasso: l’Eurozona ha registrato un calo e il Regno Unito ha deluso notevolmente le aspettative sui prezzi alla produzione e i nuovi ordini”.

 

Un equilibrio non facile da trovare

 

Si ha l’impressione che le Banche Centrali dei mercati sviluppati abbiano voluto uno scivolamento morbido dell’economia verso una crescita rallentata, dove i dati congiunturali si indeboliscono, ma non segnalano grossi deficit.

La verità è che la situazione attuale richiede un giusto equilibrio, non facile da trovare.
A prescindere dal fatto che si verifichi o meno una recessione, un portafoglio ben diversificato contribuisce a gestire meglio la volatilità del mercato che consegue da questa incertezza.